domenica 12 gennaio 2014

Spesa Pubblica e "spreco" pubblico


Parlando di spesa pubblica possiamo distinguere due casi:
  1. Primo caso: la vera e propria "spesa" pubblica. E' la spesa per i servizi, tutti quelli forniti al cittadino. Tra questi includiamo l' istruzione (stipendi insegnanti e manutenzione scuole), costruzione e manutenzione opere pubbliche (materiali e manodopera), polizia, esercito, sanità, ecc... Insomma, tutti gli stipendi dei dipendenti statali,tutti i costi per le opere pubbliche, ma anche le spese per enti previdenziali (INPS) fanno parte di questa voce. 
  2. Secondo caso: lo "spreco pubblico". è molto frequente in Italia (ma anche in altri paesi, anche se non in maniera così eclatante). E' la somma di tutte le spese inutili che lo Stato sostiene. Alcuni esempi: tutte le pause extra di molti dipendenti statali, regionali, ecc che vengono comunque pagate, le regioni che hanno più guardie forestali del Canada, l'assunzione di dirigenti improduttivi perchè amici del politico di turno, lo stanziamento di fondi per la ricerca a persone incompetenti. Possiamo includere anche l' impossibilità, da parte di un ente pubblico, di licenziare e addirittura di ricollocare o aggiornare dipendenti il cui ruolo, magari da anni, è diventato inutile o poco produttivo in termini di servizi. Non da ultimo il problema degli stipendi dei politici e degli alti dirigenti degli enti pubblici.

Chiaramente il nostro secondo caso, pur essendo una buona parte dei costi, non è una voce del bilancio dello stato separata. Quando si parla di riduzione della spesa, infatti, si va a colpire, chissà com' è, sempre quella utile, che dovrebbe garantire dei servizi e un welfare state da paese civile ma che, a causa dei continui tagli, diventa insufficiente.

UNA PRECISAZIONE
Come richiesto da Luca nel commento al post sul debito pubblico, occorre fare una precisazione: non tutti i servizi producono spesa pubblica e, quindi, debito pubblico.
Esempio: servizi dati in appalto a società partecipate. 
In questo caso, il servizio è sì offerto dallo "stato" (intendiamo anche regioni, province, comuni), ma ciò avviene tramite una società della quale la P.A. detiene delle quote (o tutte le quote).

Nel caso di società pubbliche si possono verificare 3 casi:

1) situazione economica positiva: alla fine dell' anno c'è un utile, un guadagno. Esso verrà utilizzato (si spera) per migliorare la società, ingrandirla, magari estendere i suoi servizi.

2) situazione economica nulla: nè utile nè perdita. Comunque non è male: tutti i costi della società sono coperti da ricavi. La società vive da sola, non ha bisogno dell' aiuto economico dello stato per continuare a fornire i suoi servizi.

3) situazione economica negativa: perdita. In questo caso il comune/provincia/regione/stato provvederà a sanare le perdite della società. Chiaramente è un sistema pieno di difetti. Se la soc. è in perdita per uno, due anni, ok. Ma se questa è perennemente in perdita (e ce ne sono tante!) lo stato ci rimette ogni anno, per sempre. Ricordiamo che i dipendenti delle società partecipate e enti vari non sono tutelati proprio come i dipendenti statali ma ci siamo quasi.
Quest' ultimo è proprio il caso in cui, come diceva Luca, le perdite delle società pubbliche producono spesa pubblica e, quindi, debito.


1 commento:

  1. angiulè l'idea è molto bella , può sfondare però ancora di più se imposti un layout di pagina diverso
    il nero di sfondo è orribile , dopo gli esami una mano te la do se vuoi ;) mi piace molto come idea

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