giovedì 16 gennaio 2014

Pressione fiscale e Cuneo fiscale

Quante volte i conduttori dei Tg annunciano titoli come "la pressione fiscale in Italia è salita al ...%", "l' ampiezza del cuneo fiscale é...", ecc... Tutte frasi che ricorrono spesso nel vocabolario dei giornalisti politico-economici e di cui, anche se non siete accaniti lettori del Sole 24 ore,
avrete sicuramente sentito parlare. In questa breve lezione di scienze delle finanze vedremo alcune definizioni utili per comprendere cosa significano i vari indicatori che misurano l'imposizione fiscale di un paese.

IL CUNEO FISCALE
Il cuneo fiscale è un indicatore che indica il rapporto tra le imposte sul lavoro e il costo complessivo del lavoro di un singolo lavoratore. Le imposte considerate sono: imposte dirette, imposte indirette e contributi previdenziali. È espresso in percentuale.

CUNEO FISCALE = (TOTALE IMPOSTE SUL LAVORO / COSTO COMPLESSIVO DEL LAVORO) x 100


Il denominatore, costo complessivo del lavoro, comprende (nel caso del lavoratore dipendente):
  • salario netto percepito dal lavoratore
  • contributi sociali obbligatori a carico del dipendente
  • imposte a carico del dipendente
  • contributi sociali obbligatori a carico dell' impresa
  • imposte a carico dell' impresa


LA PRESSIONE FISCALE
La pressione fiscale è un indicatore macroeconomico in senso stretto: si riferisce infatti a grandezze che non riguardano la singola persona ma uno stato.
E' il rapporto tra l' ammontare delle imposte totali pagate sul PIL e il PIL stesso.

PRESSIONE FISCALE = (TOTALE IMPOSTE / PIL) x 100

Le imposte a numeratore comprendono:
  • imposte dirette
  • imposte indirette
  • imposte in conto capitale
  • contributi sociali (a fini pensionistici,sia a carico dei dipendenti sia delle aziende)
Non spiego il contenuto delle singole voci per non dilungarmi; trovarne le definizioni è comunque molto semplice nel web.

La pressione fiscale si distingue dalla pressione tributaria perchè quest' ultima non tiene conto dei contributi sociali.


pressione e cuneo fiscale in Italia 

La pressione fiscale italiana a luglio 2013 ammontava a circa il 54% del PIL.

Il cuneo fiscale, sempre per il 2013, è stato mediamente di circa il 46,2% dei costi del lavoro. Esso è, però, di più difficile determinazione della pressione fiscale perchè le imposte variano a seconda della categoria dei lavoratori (in particolare se dipendenti o autonomi)

(Fonte: IlSole24Ore)


effetti

A parità di altre imposte, un aumento di imposte sul lavoro, quindi del cuneo fiscale, fa aumentare la pressione fiscale.
Sul Pil, il reddito effettivamente distribuito, è circa la metà. Un lavoratore dipendente lavora, mediamente, sei mesi l' anno per pagare le tasse.
Una stretta fiscale comporta meno redditi disponibili per le famiglie e meno utili netti da reinvestire per le imprese. Di conseguenza i consumi saranno minori e le imprese avranno meno denaro per la ricerca e lo sviluppo. Un aumento della pressione fiscale può anche essere positivo per uno stato, se però il governo decide di aumentare anche la spesa pubblica in servizi (dando così lavoro a persone e imprese e producendo altro Pil).
Una stretta fiscale come quella odierna in Italia, invece, non ha lo scopo di aumentare i servizi (che, anzi, vengono tagliati), ma soltanto, come già detto, di ridurre il debito pubblico.
L' alta pressione fiscale non è la causa principale della recessione in cui ci troviamo, ma è una delle principali responsabili della non-ripresa per più motivi:
  • per le aziende industriali produrre in Italia costa troppo in termini di costi del lavoro, quindi esse delocalizzano in altri paesi;
  • l' azienda che lavora su territorio italiano è disincentivata ad assumere nuovi lavoratori e, se li assume, deve pagarli poco (se un lavoratore prende 1500€ l' azienda, per pagarlo, ne spende 3000!!!);
  • chi vuole investire in una nuova azienda è disincentivato, anche con le facilitazioni introdotte dagli ultimi governi. Per i grossi investimenti è sempre conveniente l'estero.


In conclusione, l'unico modo per rendere, di nuovo, l' economia italiana competitiva a livello globale è tagliare le tasse sul lavoro. Senza un provvedimento simile non c'è via d'uscita dalla crisi economica, nè dal baratro verso il quale la popolazione italiana sta lentamente scivolando: la disoccupazione.

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