sabato 22 marzo 2014

IL FISCAL COMPACT

L'argomento di oggi è il Fiscal Compact, tanto odiato dagli anti-europeisti. 
Ma cos'è, e cosa comporta? Qualcuno lo sa? Oppure ci fidiamo soltanto di chi ce ne parla attraverso i media? 

Quello che i media chiamano "Fiscal Compact" è il Patto di Bilancio Europeo, approvato nel 2012 da 25 stati dell' UE (su 27), e che è in vigore dal 2013. Regno Unito Repubblica Ceca sono stati gli unici a non sottoscriverlo. 


PERCHE' SE NE E' SENTITA LA NECESSITA'?
La politica monetaria (quanta moneta far circolare) è decisa, a livello europeo, dalla BCE. 
La politica fiscale, invece, è in mano ai singoli governi degli stati membri i quali, in piena autonomia, decidono in materia di tassazione e di spesa pubblica. 
Il Fiscal Compact pone dei vincoli di fatto a quest'autonomia: esso prevede una serie di norme in materia economica e fiscale costituite da degli obiettivi numerici in materia di bilancio dello stato. Nei confronti dei firmatari che non rispettano questi obiettivi verranno elevate delle sanzioni. 
L'utilità di tutto ciò è che, sottoscrivendolo, tutti i governi si sono impegnati a mantenere il debito pubblico e altri parametri al di sotto di un dato livello, con l' obiettivo a lungo termine di dare una maggior solidità economico-finanziaria ai paesi dell' UE.

CHE REGOLE IMPONE
  1. ABBATTIMENTO DEL DEBITO: (vedi Rapporto Debito/PIL) il rapporto debitopubblico/PIL deve essere pari o inferiore al 60%. I paesi membri si impegnano a realizzare questo obiettivo in 20 anni. A fine 2013, in Italia, questo rapporto era del 133%. Occorre ricordare, in questo frangente, che ridurre il debito non è abbastanza: il PIL deve crescere, o almeno rimanere costante, altrimenti il rapporto non diminuirà.
  2. PAREGGIO DI BILANCIO: Parità tra entrate e uscite dello Stato. Ogni investimento fatto in spesa pubblica deve essere coperto da entrate di pari entità (tasse). Questa regola è volta a non far aumentare in maniera smodata (come veniva fatto in passato) il debito pubblico. Il deficit (spese - entrate) non può assolutamente eccedere lo 0.5% del PIL, l'1% se lo stato in questione ha già raggiunto l'obiettivo del rapporto D/P del 60%. 



PERCHE' E' CRITICATO
La ragione maggiore delle critiche sta nel fatto che la realizzazione degli obiettivi sopra descritti costa molto allo stato e alla popolazione: mantenere nullo il deficit di bilancio implica sostanzialmente che, se volessi costruire una scuola, dovrei pagarla tutta nell' anno, senza indebitarmi. Uno degli effetti è quindi quello di ridurre sensibilmente gli investimenti pubblici, oltre che generare necessari tagli ai servizi / aumenti delle tasse.

Gli obiettivi posti dal trattato sono certamente difficili da perseguire, forse eccessivamente restrittivi; certo è che una politica fiscale che genera un rapporto debito/PIL dell' entità di quello italiano oggi non è sostenibile.

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